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POLITICA 27-10-2021

L’Ue “ritocca” la sua politica energetica e climatica per raggiungere la neutralità carbonica nel 2050

Cambiano al rialzo gli obiettivi per le energie rinnovabili. Solo così è possibile raggiungere gli obiettivi fissati dal pacchetto Fit for 55, ma con un occhio di riguardo verso il delicato tema dell’accettazione sociale della transizione energetica

Il sesto Rapporto sullo stato dell’Unione dell’Energia espone un bilancio dei cambiamenti e dei progressi dell'attuazione delle politiche energetiche e climatiche dell'UE, compresa l'unione dell’energia nei suoi 5 pilastri, sulla strada verso la neutralità climatica entro il 2050. Il rapporto analizza, inoltre, il lavoro della Commissione con le altre istituzioni europee, i paesi dell'UE e i suoi partner internazionali per quanto concerne la risposta europea alla doppia sfida: da un lato la ripresa dalla crisi dovuta al Covid-19 e, dall’altra, il repentino cambiamento climatico.

Sostenendo il percorso stabilito nella legge sul clima, il pionieristico pacchetto "Delivering the European Green Deal" ha presentato una serie di proposte interconnesse in tutta l'economia che aumentano l'ambizione del 2030, fissando nuovi obiettivi per: la riduzione delle emissioni di gas serra, le energie rinnovabili e l'efficienza energetica. In questo contesto, la Commissione ha proposto di aumentare l'obiettivo dell'UE per il 2030 per le energie rinnovabili dall'attuale 32% ad almeno il 40% del consumo finale lordo di energia, istituendo al contempo un quadro completo per la diffusione delle energie rinnovabili, rivolto a tutti i settori dell'economia. L’esecutivo europeo ha inoltre incrementato gli obiettivi di efficienza energetica rendendoli vincolanti e garantendo una riduzione complessiva del 36% per il consumo finale di energia e del 39% per il consumo di energia primaria entro il 2030.

Malgrado il rapporto dichiari che ci sono una serie di tendenze incoraggianti, sottolinea la necessità di aumentare gli sforzi per raggiungere l’obiettivo del 2030 di tagliare le emissioni nette di almeno il 55% e raggiungere così la neutralità climatica entro il 2050. I dati dovranno inoltre essere analizzati con meticolosità il prossimo anno per valutare con attenzione le tendenze post-Covid a lungo termine.
 
Il documento mostra che le rinnovabili hanno superato i combustibili fossili come fonte di energia nell'UE per la prima volta nel 2020, generando il 38% dell'elettricità, rispetto al 37% dei combustibili fossili. Ad oggi, 9 Stati membri dell'UE hanno già eliminato gradualmente il carbone, altri 13 si sono impegnati ad individuare una data di eliminazione graduale e 4 stanno considerando possibili scadenze. In confronto al 2019, le emissioni di gas serra dell'UE27 nel 2020 sono diminuite di quasi il 10%, un calo senza precedenti dovuto alla pandemia, che ha portato la riduzione complessiva delle emissioni al 31%, rispetto al 1990, ma anche grazie alle continue tendenze alla decarbonizzazione, come il passaggio dai combustibili fossili all'energia rinnovabile.

Gli investimenti complessivi nelle energie rinnovabili sono cresciuti notevolmente nell'UE fino a 48,8 miliardi di euro nel 2020, da 32,9 miliardi di euro nel 2019. Tuttavia, il quadro varia a seconda delle diverse tecnologie: la capacità aggiuntiva annuale è diminuita da 8,4 a 7,1 GW per l’eolica onshore, ma è aumentata da 1,5 GW a 2,5 GW per l'eolico offshore e da 16,3 GW a 18,6 GW per l'energia solare fotovoltaica (PV).

L'UE è a un bivio per diverse tecnologie che si aspettano un'espansione del mercato. Le sue industrie: dalle pompe di calore, ai combustibili rinnovabili, fino alle reti intelligenti e all’idrogeno rinnovabile sono ben posizionate per beneficiare della futura crescente domanda derivante dall'espansione dei mercati di interesse. Al contempo, stiamo assistendo ad un recupero anche dell’industria delle batterie dell’UE, grazie ad una combinazione di investimenti nella produzione ed il cambio di paradigma del comparto automobilistico dell’Unione.

Lo scorso anno, il consumo di energia primaria è diminuito dell'1,9% e il consumo finale di energia dello 0,6%. Tuttavia, entrambe le percentuali sono al di sopra della traiettoria necessaria per raggiungere gli obiettivi dell'UE per il 2020 e il 2030. Per tale ragione è essenziale sviluppare misure adeguate tanto a livello degli Stati membri, quanto sul piano europeo.

FOCUS SUSSIDI ALLE FOSSILI
Sul fronte dei sussidi ai combustibili fossili, il documento dichiara che nonostante gli impegni dell’UE di eliminarli gradualmente, questi ultimi non stanno calando a sufficienza. I sussidi ai combustibili fossili sono già aumentati in 11 Stati membri dal 2015, mentre le sovvenzioni, che rappresentano circa il 30% delle sovvenzioni energetiche totali, sono leggermente diminuite nel 2020 a 52 miliardi di euro (da 56 miliardi di euro nel 2019), a causa del minore consumo di energia sulla scia della pandemia COVID-19. Considerando che il PIL e il consumo di energia sono scesi nel 2020 a un ritmo simile, non c'è una chiara tendenza alla diminuzione del livello dei sussidi ai combustibili fossili, nonostante l'impegno internazionale dell'UE. Di conseguenza, con la ripresa dell'economia e la ripresa del consumo di combustibili fossili, l'UE deve intensificare gli sforzi per evitare di tornare ai livelli pre-pandemici. Nota positiva, si assiste ad un incremento dei sussidi dedicati alle energie rinnovabili, che toccano un totale di 78 miliardi di euro, un aumento dell’8%. Le sovvenzioni per l’efficienza energetica sono continuate a crescere, fino a 16 miliardi di euro nel 2019 e 17 miliardi di euro nel 2020, con un aumento di quasi il 50% dal 2015.

PERICOLOSA DIPENDENZA DALLE FOSSILI
Il rapporto di quest'anno è pubblicato anche sullo sfondo del rincaro dell'energia in tutta Europa, e in tutto il mondo, guidato in gran parte dall'aumento dei prezzi del gas. Anche se ci si aspetta che questa situazione sia temporanea, essa mette a fuoco la dipendenza dell'UE dalle importazioni di energia, che è aumentata esponenzialmente negli ultimi 30 anni, raggiungendo il 60,6% nel 2019 rispetto al 58,2% nel 2018, oltre all’importanza della transizione verso energie pulite per aumentare la sicurezza energetica dell’UE.
Attualmente, la povertà energetica colpisce fino a 31 milioni di persone nell'UE secondo gli ultimi dati, e questo problema rimarrà in primo piano alla luce delle sfide economiche dovute al Covid-19 e all'attuale situazione dei prezzi. È il motivo per cui la Commissione ha posto un forte accento sulla protezione dei consumatori vulnerabili nella sua recente comunicazione sui prezzi dell'energia.