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EMISSIONI 22-03-2021

AIEL interviene sul tema della qualità dell'aria: la soluzione sta in "Rottamare ed Educare"

In risposta a un articolo apparso su alcuni quotidiani locali del nord-est che parlavano di "beffa delle caldaie a biomassa" che beneficiano di incentivi pur essendo inquinanti, AIEL risponde con la strategia "Rottamare ed Educare" contenuta nel Libro Bianco sul futuro del riscaldamento a legna e pellet e con una piccola riflessione sugli incentivi alle fonti fossili al cui<

Ridurre le emissioni di polveri sottili (PM10) derivanti dal riscaldamento domestico a legna e pellet si può, a patto di rafforzare il turn-over tecnologico, rottamando oltre 6 milioni di apparecchi che hanno più di 10 anni, che rappresentano oltre il 70% del parco installato e contribuiscono all’86% delle polveri sottili derivanti dalla combustione domestica di biomassa.

La rottamazione di vecchie stufe e caminetti e la loro sostituzione con apparecchi moderni con emissioni di PM10 da 4 a 8 volte inferiori è al centro dell’impegno di AIEL che rappresenta 500 imprese della filiera bosco, legno, energia e che da vent’anni anni si batte per un uso sostenibile, responsabile e corretto delle biomasse legnose, prima fonte rinnovabile del nostro Paese, utilizzate da 25 milioni di famiglie italiane.

Per quanto riguarda le Regioni del Nord Italia e il Veneto in particolare, una recente indagine coordinata da Arpa Veneto nell’ambito del progetto europeo PrepAIR ha stimato che circa il 22% delle famiglie nel Bacino Padano utilizza biomasse quali legna da ardere e pellet per scaldarsi e/o cucinare, con valori che vanno da un minimo del 14% in regione Lombardia, fino ad un massimo del 45% nella provincia autonoma di Trento, passando per il Veneto, con circa il 30%.

Riscaldare l’abitazione con legna o pellet – spiega Domenico Brugnoni, presidente di AIEL – è parte integrante dello stile di vita degli italiani, anche, ma non solo,  per i vantaggi per il budget famigliare, con risparmi che possono arrivare fino all’80%, rispetto ai combustibili fossili. È irrealistico etichettare il riscaldamento residenziale a legna e pellet come una cattiva abitudine da eradicare, come vorrebbero i nostri detrattori. Chi sceglie di usare la più antica fonte rinnovabile per riscaldarsi lo fa in modo consapevole, sapendo di abbinare benifici anche di natura ambientale e sociale. Riscaldarsi con una fonte rinnovabile e carbon neutral, nel pieno rispetto delle esigenze di salvaguardia della qualità dell’aria, è possibile e per migliorare ancora bisogna agire sul fronte dell’informazione sui temi della rottamazione e della corretta conduzione degli apparecchi. Aggiungo che dal 2017 con l’Accordo quadro tra le Regioni del Bacino Padano sono stati introdotti limiti molto severi per l’utilizzo del riscaldamento a legna e pellet nel caso di sforamenti dei livelli di PM10 e per le nuove installazioni”.

Ma la buona volontà del singolo non basta, servono degli incentivi di sistema che aiutino il privato a fare scelte sostenibili. Qui entrano in gioco i meccanismi incentivanti del Conto Termico, che trae origine normativa dalla necessità di concorrere al raggiungimento degli obiettivi nazionali previsti dai Piani di azione per le energie rinnovabili e per l’efficienza energetica.

Demonizzare il Conto Termico è un errore interpretativo che denota scarsa conoscenza dei riquisiti alla base di questo sistema incentivante – afferma Annalisa Paniz, direttore Affari generali e relazioni internazionali di AIEL –. Il Conto Termico rappresenta lo strumento messo a disposizione di privati e pubblica amministrazione per sostenere interventi di incremento dell’efficienza energetica e per la produzione di energia termica da fonti rinnovabili. I risultati sono tangibili: nel 2019 il Conto Termico ha sostenuto 68.000 interventi di sostituzione di impianti a gasolio o biomassa obsoleti con moderni impianti a biomassa, per un totale di 146,5 milioni erogati. Grazie a questi interventi, che favoriscono l’ammodernamento del parco generatori nazionale, è stata evitata l’immissione di 3.300 tonnellate di PM10 in atmosfera”.

Tali riduzioni rientrano nel graduale processo di miglioramento della qualità dell’aria determinato dal cambiamento del livello prestazionale e tecnologico dei sistemi di riscaldamento: una parte delle tecnologie di combustione obsolete sono state sostitute da apparecchi moderni, caratterizzati da elevata efficienza e ridotte emissioni. Infatti, in Italia le emissioni della combustione di biomasse sono diminuite del 23% dal 2010 al 2018, passando da 123.000 a 95.000 tonnellate (Ispra 2020). In Veneto, sulla base di quanto emerge dell’indagine statistica condotta dalle Regioni del Bacino Padano (PrepAIR, 2018), le emissioni si sono ridotte del 35% dal 2006 al 2018, ossia di circa 5.000 tonnellate di PM10 (AIEL, 2020).

Tuttavia, il Conto Termico è poco conosciuto: la spesa annua nel 2019 per incentivare tutti gli interventi realizzati da privati (77,6% del totale) ammonta a 213 milioni, a fronte di un limite di spesa annuo di 700 milioni.

Quando si parla di incentivi bisogna tener presenti alcuni temi che riguardano il futuro del Pianeta: il Green Deal europeo punta alla neutralità climatica entro il 2050. Per questo è necessario decarbonizzare il sistema energetico dell'Unione, per ottenere entro il 2050 emissioni di gas serra nette pari a zero.
Il mondo delle energie rinnovabili - chiarisce Paniz - si domanda come sia possibile raggiungere la decarbonizzazione se ancora oggi il settore delle fonti fossili riceve sussidi per decine di miliardi. Secondo un recente rapporto di Legambiente, nel 2019 sono stati destinati 15 miliardi per sussidiare il settore energetico fossile del nostro Paese; che diventano 15,8 miliardi per il 2020. I contributi a centrali fossili e impianti sono costati, nel 2019 ai contribuenti italiani, 1.316,4 milioni di euro (link al Rapporto Legambiente). Per il rinnovamento del parco apparecchi a biomassa rinnovabile stiamo parlando di tutt’altro ordine di grandezza, considerando inoltre che le misure e gli interventi previsti dal Conto Termico sono incentivati mediante contributi a valere sulle tariffe del gas e non gravano quindi sulla fiscalità dello stato.
Anche il PNRR prevede 67,49 miliardi per “Rivoluzione verde e transizione ecologica", circa il 31% del totale.  In questo modo si mira a implementare il Green Deal europeo. Assurdo pensare che il nostro futuro energetico sia basato sulle fonti fossili di energia; queste rappresentano ormai un modello vecchio, da superare, per il bene del pianeta e delle generazioni di oggi e del futuro
”.

Quanto alle emissioni di CO2, come evidenzia il Libro Bianco di AIEL sul futuro del riscaldamento a legna e pellet, la biomassa legnosa è una fonte rinnovabile, carbon neutral e quindi valida alleata nella lotta al cambiamento climatico. Come in un ciclo chiuso, grazie alla crescita delle piante, nell’arco di alcuni anni sarà garantito il riassorbimento delle emissioni di carbonio prodotte durante l’uso energetico. Nel caso dei combustibili fossili, al contrario, si verifica il rilascio in atmosfera di anidride carbonica fissata nell’arco di ere geologiche, massicciamente reimmessa nel sistema e che non potrà essere riassorbita.

Il nostro settore - conclude Brugnoni  - non ha mai negato le sue criticità, ma ha invece investito nello sviluppo di nuove tecnologie che possono dare un grande contributo a risolvere il problema della qualità dell’aria. Allo stesso tempo, è fondamentale avviare un’estesa azione di informazione e sensibilizzazione degli utenti  finali, in particolare di chi utilizza legna da ardere, affinchè utilizzino sempre correttamente i loro generatori”.

 

Leggi l'articolo pubblicato su Corriere delle Alpi, Nuova Venezia, Mattino di Padova, Tribuna di Treviso.